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«C’era timore ad intervenire»

Occhi puntati sui modi di un insegnante di scuola media. ARCHIVIO
Occhi puntati sui modi di un insegnante di scuola media. ARCHIVIO
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Occhi puntati sui modi di un insegnante di scuola media. ARCHIVIO

«Saranno le autorità competenti ad indagare e andare a fondo. Ma le segnalazioni a Procura, Ufficio scolastico regionale e ministero dell’Istruzione andavano fatte. Si tratta di tutelare i minori». A parlare è Marco Maggi, operatore socio-sanitario e consulente educativo, da 30 anni impegnato in attività formative sulla prevenzione al disagio e sulle affettività, sulla genitorialità, sul bullismo, dipendenze e maltrattamenti. È stato lui a segnalare alle autorità competenti, dopo essere stato contattato a fine gennaio da una quarantina di genitori, il caso degli studenti di una scuola media tra Arzignano e la Valchiampo che in classe avrebbero subito minacce e violenze psicologiche da parte di un insegnante. «Era mio dovere segnalare quanto stava succedendo, un obbligo sotto il profilo professionale e deontologico - continua - ho lavorato per due anni con la Procura di Torino su temi come abusi sessuali, maltrattamenti, bullismo. Qui si ipotizza un caso di maltrattamento psicologico su minori, questi non sono rimproveri educativi. In 30 anni di lavoro ho fatto soltanto due segnalazioni similari. Ma 40 genitori allarmati e in ansia, tanto che qualcuno ha anche chiesto il nulla osta per trasferire il figlio in altra scuola, non potevano non essere ascoltati. E mi è sembrato strano che chi di competenza non lo abbia fatto. La veridicità dell’ipotesi di maltrattamento su minori sarà ora vagliata dalla Procura, ma dagli indicatori raccolti non si tratta di un caso isolato, di una situazione in cui si può rimandare al confronto tra genitore e dirigente scolastico o lo stesso professore». È stato proprio Maggi a raccogliere le testimonianze dei genitori. «Ho fatto quello che avrebbero dovuto fare altri - continua - ma sembrava quasi ci fosse timore a procedere, affrontare in modo serio la questione». Nella relazione consegnata alle autorità competenti si parla di gravi offese e minacce, tra cui l’episodio accaduto dopo la strage in Florida il 14 febbraio, quando un ex studente fece fuoco sugli allievi uccidendo 17 persone: il docente in questione avrebbe detto agli studenti che lui possiede un fucile e che “non si sa mai che la stessa cosa accada in questa scuola”. In merito a questo c’è anche una denuncia ai carabinieri di un genitore». «In questo periodo - continua Maggi - mi sono posto molte domande. Quello che dispiace è che a causa di alcuni rischia di essere infangata una intera categoria di docenti che fanno con passione il proprio lavoro». Sulle conseguenze per i minori che hanno subito offese e minacce spiega: «Per un ragazzino di 13 anni il primo aspetto da considerare è il senso di terrore generato dal docente. Il minore rischia di non avere il coraggio di parlarne perché viene terrorizzato e vede che nessuno lo tutela. Rischia di perdere la fiducia negli adulti perché se parla comunque che non cambia nulla e non viene protetto. Un’esperienza così può segnare uno studente. Il grave è la reiterazione degli episodi e delle minacce. Non può passare il messaggio che chi ha subito si trovi quasi ad essere nel torto. Deve finire questo senso di impunibilità». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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