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Ovest Vicentino

Autolesionismo
«Si tagliuzzano
a tredici anni»

L’ospedale di Arzignano dove sono stati ricoverati alcuni ragazzi
L’ospedale di Arzignano dove sono stati ricoverati alcuni ragazzi
L’ospedale di Arzignano dove sono stati ricoverati alcuni ragazzi
L’ospedale di Arzignano dove sono stati ricoverati alcuni ragazzi

Un male strisciante, nascosto e invisibile si annida dentro a oltre 300 famiglie, solo nell’ovest vicentino, da Montecchio, Arzignano a Chiampo fino a Recoaro. È il male che colpisce un ragazzo delle scuole medie su sei e si manifesta con l’autolesionismo. Ma solo da pochi mesi, genitori, insegnanti, terapeuti iniziano a capire che il fenomeno è dilagante e colpisce tutta la provincia.

Il dato emerge da uno studio voluto dall’Ulss 5 e redatto da Marco Maggi, uno dei massimi esperti in Italia di disagio giovanile. Oltre duemila questionari raccolti, decine di colloqui privati, confessioni e richieste d’aiuto. Tutto porta ad un risultato inquietante, un ragazzino su sei pari a 366 alunni, ha dichiarato di essersi tagliato volontariamente, e nelle zone di montagna si sfiora il rapporto di un ragazzo su quattro, adolescenti che hanno deciso di usare una lama per ferirsi. «Il dolore che provano nell’atto autolesionista è comunque meno forte di quello che vivono nella loro mente. Ferirsi li solleva». È la cruda realtà che ha riscontrato Maggi nell’indagine condotta tra il 2015 e il 2016 andando nelle scuole a parlare con i ragazzi e spesso con i genitori che increduli gli chiedevano il perchè: «In realtà non c’è un fattore scatenante - spiega Maggi - ma un insieme di fattori, dalle difficoltà di rapporti con i genitori, problemi scolastici, depressione, bullismo o difficoltà con i fidanzati e fidanzate. Quello che mi preoccupa però è l’indifferenza degli adulti, troppe volte ho dovuto insistere per spiegare che il problema in quella casa esisteva davvero. Dobbiamo iniziare dalla consapevolezza perchè i genitori spesso non vogliono vedere. Non si tratta di creare allarmismo, solo conoscere un fattore di disagio che si può superare con pazienza. Qualche genitore addirittura non si era accorto delle escoriazioni sulla pelle e pensava fosse un tatuaggio, è chiaro che lì esisteva un problema».

La domanda chiave che ha interessato 2.065 alunni nel territorio dell’Ulss 5 in una ricerca che ha coinvolto anche l’Associazione Papa Giovanni XXIII, chiedeva al ragazzo se non si fosse mai tagliato, bruciato, graffiato o percosso volontariamente. Di questi, 366 hanno risposto di aver compiuto quel gesto, senza però legare l’autolesionismo al pensiero suicida. Ma il problema diventa più ampio e complesso se si somma chi, oltre all’autolesionismo ha problemi di alcolismo già in un’età compresa dai 13 ai 16 anni, cosa che accade con più frequenza a chi vive in aree di collina e montagna. «Va detto anche che spesso il comportamento di questi ragazzi è apparentemente normale, c’è chi si taglia frequentemente pur avendo delle medie scolastiche buone e ottime. La considerazione generale è che in dieci anni il malessere è aumentato, siamo passati dal boom delle tossicodipendenze degli anni ’80, ad altre subdole forme di disagio. Ci sono casi di sexting già alle scuole primarie, ma quello che noi adulti non dobbiamo fare è ignorare fenomeni che possono condizionare per sempre la vita dei nostri figli».

Eugenio Marzotto

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