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A casa Vignaga
si festeggiano
due secoli di storia

La casa della famiglia Vignaga risale al 1817.  FOTOSERVIZIO MASSIGNANLe mura originarie della colombara risalente al 1.500Gabriele Vignaga mostra alcuni degli storici pezzi recuperati
La casa della famiglia Vignaga risale al 1817. FOTOSERVIZIO MASSIGNANLe mura originarie della colombara risalente al 1.500Gabriele Vignaga mostra alcuni degli storici pezzi recuperati
La casa della famiglia Vignaga risale al 1817.  FOTOSERVIZIO MASSIGNANLe mura originarie della colombara risalente al 1.500Gabriele Vignaga mostra alcuni degli storici pezzi recuperati
La casa della famiglia Vignaga risale al 1817. FOTOSERVIZIO MASSIGNANLe mura originarie della colombara risalente al 1.500Gabriele Vignaga mostra alcuni degli storici pezzi recuperati

Se i muri di quella casa potessero parlare, ne avrebbero di storie da raccontare. E’ una delle prime dimore sorte a Costo, al civico 1 di via Betulle, angolo via Vignaga. Ha superato le guerre e ha visto crescere generazioni di Vignaga, famiglia originaria di Chiampo, manco a dirlo da località Vignaga, trasferitasi nella città del Grifo. Quella casa era una vecchia colombara del 1500. E fu Giovanni Maria Vignaga nel 1817 a farne la dimora di famiglia.

Così, dopo 200 anni, Gabriele Vignaga che vive lì con la moglie Graziella e le figlie Giovanna e Giulia, ha deciso di celebrare il significativo anniversario riunendo oggi parte della famiglia. Si ritroveranno una cinquantina di Vignaga. Arriveranno dal Vicentino, dal Padovano e dal Veronese, dal Bellunese.

«È la prima volta che ci ritroviamo tutti qui» racconta Gabriele Vignaga. Lì dove tutti hanno vissuto fino al 1950. Dove sono cresciuti genitori, nonni, bisnonni. Una dimora bicentenaria, sottoposta alla tutela della Sovrintendenza ai beni ambientali proprio per la sua valenza storica: all’interno è conservato un pezzo di muratura originale dell’antica colombara del 1.500.

Casa Vignaga ha attraversato indenne le due guerre mondiali. «A far danni è stata la nevicata eccezionale del 1929 che ha fatto crollare mezzo tetto – racconta Gabriele Vignaga, cuoco in pensione ma soprattutto artista, pittore e scultore –; allora però tutti si davano una mano. Così nonno Girolamo ordinò le travi e riuscirono a ricostruirlo. Durante la II Guerra Mondiale invece si fermavano i tedeschi, in ritirata verso nord. Cercavano riparo. Nonno e papà non avevano scelta, bisognava ospitarli. Mangiavano polenta e latte e dormivano nel fieno prima di ripartire. Papà mi raccontava che nascondevano la bici sotto le pannocchie, nel sorgo, perché altrimenti l’avrebbero requisita. Qualche anno fa un tedesco con il camper è passato di qua: era una persona anziana, ricordava però a 20 anni di essere stato in questa casa durante la ritirata».

Casa Vignaga dal 1817 in poi si è allargata: a fine Ottocento venne realizzata la stalla annessa alla dimora e negli anni Trenta la barchessa. Dina Vignaga, sorella di Gabriele, ricercatrice, ha ricostruito l’albero l’albero genealogico seguendo il filo della storia familiare indietro fino al 1540. Fu Giovanni Maria Vignaga, nel 1817, come detto a stabilirsi in via Betulle. Una famiglia di contadini, che lavorava sui campi.

Dopo Giovanni Maria, fu la volta di Domenico Vignaga, che ebbe 9 figli e due moglie. «Poi nonno Girolamo, sei figli – racconta Gabriele – e poi mio padre, Giovanni. Purtroppo due sorelle non ci sono più. Sistemando casa negli anni ho recuperato tutto ciò che era possibile. Ho ritrovato dei cocci della vecchia colombara, due finestrelle originali del 1500».

In casa ci sono oggetti che raccontano la storia, tra le serrature e i chiodi del Settecento, alcuni mattoni utilizzati per il restauro, pezzi della vecchia officina di nonno Girolamo di fine Ottocento. Tanti ricordi ed emozioni del passato.

Luisa Nicoli

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