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«Depurazione, aumenti troppo alti»

Fa discutere  l’aumento delle tariffe industriali per la depurazione
Fa discutere l’aumento delle tariffe industriali per la depurazione
Fa discutere  l’aumento delle tariffe industriali per la depurazione
Fa discutere l’aumento delle tariffe industriali per la depurazione

Luisa Nicoli «L’aumento della tariffa ci ha messo un po’ in crisi. Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di analizzare tutti i dati che ci sono arrivati». È preoccupato Bernardo Finco, presidente della Sezione Concia di Confindustria Vicenza, a fronte dell’incremento della tariffa per gli utenti industriali annunciata dalla società Acque del Chiampo di Arzignano. Scatterà dal 1° marzo 2018 e prevede un calcolo modulato tra parte fissa, 2% di incremento per tutti i 131 utenti industriali indistintamente, e una quota variabile, tra lo 0,4 e il 7,4 % applicata alle diverse categorie della depurazione sulla base di qualità e quantità di reflui. CONFRONTO. Una scelta sulla quale il presidente Finco esprime alcune perplessità, chiedendo maggiore attenzione per la Consulta degli utenti e la possibilità di riaprire il confronto con Acque del Chiampo. «Avevamo chiesto un incontro sull’aumento tariffa - continua Finco - ma ci era stato risposto che ormai il cda della società e l’assemblea erano imminenti. E non c’era spazio per la trattativa. Io credo invece che prima dell’incremento previsto da marzo 2018 il tempo per confrontarci ancora ci sia. Con un bilancio 2016 in utile per diversi milioni di euro mi sembra tra l’altro una forzatura parlare di incrementare le tariffe. Se faccio utili l’anno successivo carico meno sugli utenti per aumentarne la competitività: queste sono le leggi dell’economia. Così invece c’è il rischio di tirare troppo la corda in un distretto conciario che è comunque fragile: si toccano tasti ed equilibri sensibili, basta poco per andare fuori mercato. E poi si rischia un circolo vizioso. La depurazione ci costa di più quindi produco meno e quindi pago meno comunque ad Acque del Chiampo». INVESTIMENTI. La società di via Ferraretta ha presentato un piano industriale con quasi 20 milioni di euro di progetti nel triennio 2018-2010 per il depuratore. «Gli aumenti per il piano investimenti ci possono stare - continua Finco - ma ci si mette intorno ad un tavolo. Vogliamo capire meglio la ripartizione dei costi reali. L’aumento delle tariffe era nell’aria, ma è stato deciso in modo troppo rapido. Non abbiamo avuto tempo di analizzare complessivamente i dati. E quando abbiamo chiesto di andare a fondo sui numeri ci hanno risposto che ormai era troppo tardi. Anche se c’è una quota fissa del 2% e una parte variabile la depurazione verrà a costare a tutti in maniera massiccia. Abbiamo fatto delle simulazioni e l’impatto sarà notevole. Per questo sono fortemente preoccupato». CONFRONTO. Chiederemo nuovamente di riaprire il confronto. Che sia approfondito e allargato a tutte le diverse categorie di utenza industriale. Ci vuole attenzione. Quando si prendono queste decisioni c’è sempre un contraccolpo sul quadro generale del territorio industriale. Vogliamo più accuratezza e condivisione. In maniera molto serena. Del resto c’è una situazione di monopolio. Dove potrebbero scaricare i reflui dell’attività conciaria le aziende se non al depuratore di Arzignano? Chiediamo solo di aspettare e ragionarci». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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