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Via libera della Provincia
alla cava della discordia

L’area  del monte S. Giorgio dove potrebbe sorgere la cava. ARCHIVIO
L’area del monte S. Giorgio dove potrebbe sorgere la cava. ARCHIVIO
L’area  del monte S. Giorgio dove potrebbe sorgere la cava. ARCHIVIO
L’area del monte S. Giorgio dove potrebbe sorgere la cava. ARCHIVIO

Un colpo al cerchio e uno alla botte. Procede così, all’italiana, l’iter per l’apertura della cava del Monte San Giorgio ad Albettone. Tre mesi fa il Consiglio di Stato aveva imposto uno stop (che qualcuno sperava definitivo) al piano della ditta “Escavi Berica”. Ora invece arriva un via libera dalla commissione provinciale cave, che nella seduta di due giorni fa ha approvato il travagliato progetto. Una decisione fortemente contestata dal sindaco di Barbarano, Cristiano Pretto che non nasconde la delusione: «La prima battuta che mi viene – dice amareggiato – è che i cittadini di Roma e Torino sono stati lungimiranti, ci vogliono decisioni forti per scardinare un diffuso sistema affaristico». Ma il direttore generale della Provincia Angelo Macchia mette in chiaro: «La commissione è un organo che emette pareri sotto un punto di vista squisitamente tecnico. Se hanno questo piano, aveva le carte in regola». E da amministratore navigato non si stupisce delle proteste: «Gli ambientalisti fanno il loro lavoro».

LA DELUSIONE. «Siamo delusi perché ci aspettavamo una maggiore sensibilità politica, e sottolineo ancora politica, al problema, considerato che si sta cercando di aggirare una sentenza del Consiglio di Stato. La provincia inoltre non ha tenuto conto del vincolo paesaggistico che c’è e speriamo sia riconosciuto in altra sede». Il primo cittadino di Barbarano, ritiene inoltre che la decisione potrebbe inoltre essere stata in qualche modo influenzata anche da una consistente richiesta danni della “Escavi Berica” - oltre 22 milioni di euro - nei confronti della Regione. E ora sarà proprio da Venezia che dovrà arrivare il parere finale sulla vicenda, cosa che fa temere a Pretto che la conclusione possa essere influenzata dalla richiesta pendente al Tribunale amministrativo. Potrebbe quindi aprirsi una nuova stagione di ricorsi per fermare la cava? «Valuteremo – è il commento del sindaco – è nostro compito difendere il territorio e salvaguardare i cittadini. Altri lo hanno dimenticato, per noi è un dovere fondamentale».

LA VICENDA. Nel 2012 la società “Escavi Berica” presenta un progetto per una cava sul Monte San Giorgio, 6 milioni di metri cubi di materiale. Nel gennaio 2013 la Regione respinge il progetto iniziale a seguito delle osservazioni del comune di Barbarano e del parere negativo della Soprintendenza ai beni Culturali e Ambientali. Qualche mese dopo il piano viene ripresentato con alcune varianti portando il materiale estratto a 3,8 milioni di metri cubi in 15 anni e assicurandosi il parere favorevole da parte della Sovrintendenza. Nell’ottobre 2013 questo progetto riceve l’approvazione della commissione regionale “Via” (Valutazione Impatto Ambientale) nonostante le contestazioni del Comune di Barbarano che dalle associazioni ambientaliste in quanto sarebbe in contrasto con le “Linee guida dell’attività estrattive” approvate dalla provincia di Vicenza, con i piani regolatori e i vincoli ambientali esistenti.

CORSI E RICORSI. Da qui il ricorso al Consiglio di Stato il quale nel settembre 2014 ha rinviato al Tar regionale la delibera per un’ulteriore valutazione. Nel gennaio 2015 il Tar del Veneto ha respinto tutte le osservazioni e dato via libera al progetto, decisione di nuovo contestata e che ha riportato la questione al Consiglio di Stato il quale nel marzo 2016 ha accolto i ricorsi del comune di Barbarano e delle associazioni ambientaliste e bloccato la cava a causa di vizi procedurali. Al posto delle ruspe, quindi, la Escavi Berica ha messo in funzione gli avvocati depositando al Tar un ricorso contro la Regione relativo alla “condotta illegittima ed illecita” e contestando numerose mancanze con una richiesta danni per 22.870.122 euro. La parola fine sulla vicenda però è ancora da scrivere

Emilio Garon

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