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Ultimo saluto al principe
«Illuminato e generoso»

Un momento della cerimonia al cimitero monumentale. MASSIGNAN
Un momento della cerimonia al cimitero monumentale. MASSIGNAN
Un momento della cerimonia al cimitero monumentale. MASSIGNAN
Un momento della cerimonia al cimitero monumentale. MASSIGNAN

“Sibi et suis” - “Per sé e per i suoi” -. Questa è la scritta incisa sul frontone della cappella Giovanelli al cimitero monumentale di Lonigo. E qui, tra i “suoi” – intesi come stretti famigliari ma anche come compaesani leoniceni – riposa da ieri la salma del principe Carlo Giovanelli, deceduto domenica sera all’età di 74 anni e tornato per sempre a Lonigo. Ad accogliere il feretro in arrivo da Roma, dove mercoledì di sono svolti i funerali nella chiesa di San Carlo al Corso, una folla di conoscenti e di amici.

Assieme al figlio Guglielmo Giovanelli Marconi e alla nuora Vittoria Ludovica Rubini, al fratello Alberto e alle nipoti Giovanna e Ginevra, al cugino Pier Alvise Serego Alighieri, erano presenti tanti cittadini che nel corso degli anni hanno avuto modo di conoscere ed amare il principe Carlo durante le sue frequenti visite in città. La municipalità di Lonigo ha reso omaggio al cittadino onorario Giovanelli schierando le insegne della città e partecipando alla cerimonia con il sindaco e con il presidente del consiglio comunale.

Nella sua breve omelia, il vicario don Ismaele Pellanda ha posto l’accento sul concetto di “ritorno”, inteso sia come ricongiungimento con il Padre celeste, sia come abbraccio finale con la comunità che ha sempre considerato Carlo Giovanelli come un fratello. Il sindaco Luca Restello ha ricordato il debito di Lonigo con i Giovanelli, una famiglia facoltosa e illuminata che fu prodiga di interventi a favore della collettività finchè visse a villa San Fermo e che in seguito è rimasta legata alla città grazie al continuo prodigarsi di Carlo.

«Di lui – ha aggiunto Restello – resterà il ricordo della sua “semplice nobiltà” della sua gentilezza, del suo approccio sempre affabile con chiunque gli rivolgesse la parola, della sua generosità, dalla quale è nata tempo fa una fondazione che dovrà essere rivitalizzata, dopo un lungo periodo di oblio».

La commossa esecuzione dell’Ave Maria di Schubert da parte della nipote Giovanna ha aggiunto un tocco artistico alla cerimonia.

Lino Zonin

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