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Quei tesori ignorati nel paese della pietra

Roberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe LadisaRoberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe Ladisa
Roberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe LadisaRoberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe Ladisa
Roberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe LadisaRoberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe Ladisa
Roberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe LadisaRoberto Fortunato detto OlloLa cava Cice diventerà il museo della pietra dei Berici. FOTO MASSIGNANGiuseppe Ladisa

Il piccolo miracolo sta a 400 metri d’altitudine, nel mezzo della Val Liona. All’asilo di San Gottardo, orgogliosa frazione di Zovencedo sono riusciti a far partire due classi, ci lavorano tre maestre e i piccoli alunni arrivano dai paesi vicini.

Li vedi in fila a passeggiare nelle tiepide mattine d’autunno spezzando il silenzio di una valle tra giochi e vociare composto. Come dire, Zovencedo è viva con i suoi 784 abitanti che resistono tra saliscendi, cultura rurale e servizi se ne vanno. Meno di 800 anime divise da due frazioni (San Gottardo e Zovencedo centro, si fa per dire) ma incastonate in un punto strategico anche se sono pochi ancora quelli che si sentono al centro di un piccolo mondo.

Alta via dei Berici, infiniti percorsi di trekking, a valle il sito archeologico di Neanderthal, sulla cima la cava Cice dove sta prendendo forma il museo della pietra. Uno dei tanti tesori dei colli Berici solo che Zovencedo li ha tutti a due passi. Se fossimo in America o in Irlanda ci sarebbero già gli stand che vendono cartoline e gadget. Invece qui si fa fatica a distribuire una mappa dei sentieri realizzata dal Comune e venduta a pochi euro. «C’è poco interesse - racconta dal bancone della sua pizzeria Giuseppe Ladisa arrivato fin qui nel Duemila dalla terra dei trulli -. La gente non conosce queste zone, al massimo passa e se ne va via subito e forse nemmeno i residenti capiscono le potenzialità di un posto come questo. Io mi sono trasferito da Martina Franca e mi sono subito innamorato dei colli Berici, ma prima che questi paesi muoiano bisogna fare ben altro che una cartina per i turisti».

E la risposta sta in quell’angolo di piazza sulle colline di San Gottardo dove resta aperta solo la pizzeria di Giuseppe dopo che in dieci anni è scomparsa la farmacia e un negozio di alimentari. La grande chiesa, oggi sovradimensionata, rispetto al numero di abitanti-fedeli è aperta solo per i funerali o poco più. «Molti di noi sono attratti da Brendola - continua Giuseppe -, Posta, banche e negozi, piccoli servizi ma necessari. I disagi maggiori ovviamente qui ce li hanno gli anziani, insomma, c’è tanto da fare ma io non mollo, voglio vivere qui».

E poi c’è Ollo, all’anagrafe Roberto Fortunato di 65 anni, vita da pensionato: legna, funghi e caccia: «Io qualcosa da mangiare la trovo sempre», borbotta mentre tiene in mano dei funghi selvatici. L’uomo dal fisico nervoso e il volto della montagna non ha paura nemmeno dell’isolamento, anzi meglio: «Taglio la legna, anche 150 quintali al giorno, poi vado a funghi. La mia vita l’ho passata nelle cave, qui tutti hanno avuto a che fare con le pietre e quando finivo in cava c’era il bosco».

La legna da queste parti è sussistenza e cultura ancestrale . Legna e pietra, un principio binario, originario che ha cesellato gente forte come i cimbri che, sembra, siano passati anche per queste valli. E allora la cava Cice diventa il simbolo di una comunità che si riconosce volente o nolente in questo monumento naturale incastonato nel complesso rupestre della Sengia che comprende anche un’abitazione nella roccia. Il tutto diventerà il museo della pietra di San Gottardo, finanziato dalla Regione con la progettazione del piccolo ma efficentissimo ufficio tecnico del comune. Il sindaco Luigina Crivellaro sa bene quanto valga un tesoro sotto casa, ma Zovencedo deve lottare con bilanci risicati e residenti demotivati: «Lotto ogni giorno per fa capire le potenzialità del futuro museo, dei nostri sentieri, far capire che il turismo può arrivare fin qui e aiutare l’indotto».

Sembra una battaglia contro i mulini a vento quella della sindaca al secondo mandato. E di mulini ce ne sono tanti a cominciare dal tempo: «Quello che manca davvero a questi luoghi? Il saper gestire la promozione, avere il tempo di organizzre gite, informazioni per le scuole, promuovere il paese, ma da soli non ce la facciamo. Ci vuole gente che pensi, che studi del marketing per la cava o i resti di Neanderthal. Noi non ce la facciamo».

Eppure cinque anni fa il comune era associato con Grancona e S. Germano. Il vecchio sindaco di Zovencedo decise poi di uscire. «E adesso ne paghiamo le conseguenze con ulteriori spese e bilanci risicati, lottando per mantenere i servizi - conclude la Crivellaro -. Non perdere quello che c’è è già una vittoria».

Eugenio Marzotto

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