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Oltre quattrocento fedeli
al Natale di Hare Krishna

Un momento della cerimonia tenutasi nel tempio di Albettone. A.G.Il rito delle statuine di bronzo durante il Natale di Hare Krishna. A.G.
Un momento della cerimonia tenutasi nel tempio di Albettone. A.G.Il rito delle statuine di bronzo durante il Natale di Hare Krishna. A.G.
Un momento della cerimonia tenutasi nel tempio di Albettone. A.G.Il rito delle statuine di bronzo durante il Natale di Hare Krishna. A.G.
Un momento della cerimonia tenutasi nel tempio di Albettone. A.G.Il rito delle statuine di bronzo durante il Natale di Hare Krishna. A.G.

Notte sacra e di festa sulle colline di Albettone, alla villa-tempio Prabhupada Desh, dedicato a Krishna. Quando tutt’intorno calavano le tenebre e il borgo Berico sembrava assopirsi, dentro quella che dal ’91 è diventata la sede triveneta dell’Iskcom (Società internazionale per la Coscienza di Krishna) si accendevano colori, suoni e profumi, per la festa più partecipata dell’anno lunare degli Hare Krishna. L’equivalente del Natale occidentale per simboli e significati. Per milioni di fedeli in India e nel resto del mondo, ’giovedì notte è stato il giorno della Bhakti: la ricorrenza della manifestazione di Shri Krishna in questo mondo, secondo i testi della tradizione avvenuta 3200 anni fa nella terra di Vrindavana. Rituali antichi, seguiti ad Albettone da oltre 400 fedeli giunti da tutto il Nord Italia, con una massiccia presenza di indiani di fede induista venuti per celebrare la più grande festa dell’India.

PER TUTTI. Una festa aperta a tutti, dove però pochi erano i vicentini: «Nonostante siamo presenti qua da più di vent’anni –racconta Giada Faccioli, 34 anni di Sossano, veterinaria-, la gente del territorio resta distaccata, ma non fredda nei nostri confronti». «Per molti restiamo i fedeli di una setta –spiega l’avvenente fedele vicentina dai marcati tratti nordici-, mentre come si vede qui tutto è aperto e l’accoglienza verso i credenti e non è una prerogativa voluta dalla nostra religione che, beninteso, va considerata più come una filosofia che una rigida pratica». «È il nostro Natale, con la Verità che s’incarna sia nel corpo come nei vari elementi, per cui per noi tutto è sacro, ma soprattutto nel cuore dei nostri fedeli» spiega la donna, mentre sull’altare della sala delle cerimonie è un susseguirsi di ritualità per il bagno alle due statuette di ottone, il maschile e femminile di Krishna, inclusa una più piccola a rappresentare la nascita divina, mondate con acqua, miele, spezie e burro fuso con l’offerta poi di 108 pietanze diverse preparate con cura dai monaci del tempi

IL GURU. La notte intanto si fa fonda, con la lunga lezione tenuta dal guru fiorentino Marco Ferrini, guida spirituale riconosciuta a livello internazionale, che alterna al sanscrito antico, passaggi di Francesco di Assisi, Agostino d’Ippona e Dante in un perfetto sincretismo religioso che serve a preparare l’avvento dei fedeli alla mezzanotte: «Quando nascerà Krishna». Manca poco allo scadere, così che alle parole si sostituiscono mantra musicali e danze sacre. Dall’atmosfera attenta e reverenziale verso il maestro, tutto diviene presto ritmo e sonorità. Le divinità sull’altare sono state vestite a festa, con l’incenso che profuma l’aria, mentre dai corridoi arrivano profumi di spezie e cibo che interromperà il digiuno giornaliero dei tanti fedeli. Il parco della villa pullula di bambini, mentre i corridoi sono un lungo serpentone di scarpe e ciabatte lasciate dai fedeli festanti. Non si fatica a dimenticare di trovarsi nel Vicentino, dove un centinaio di fedeli hanno deciso di trasferirsi per vivere più vicini al Tempio di Albettone.

LE FAMIGLIE. Famiglie che giungono dal Friuli come quella di Tiziano Valentinuzzi, astronomo e la moglie Annalisa, insegnante, con un figlioletto, e la russa Katia Bock e il marito svizzero Patrick e rispettivi due figli che da qualche mese hanno scelto di trasferirsi dalla Svizzera a Noventa Vicentina per abbracciare la vita della comunità. Tiziano è un uomo di scienza, con una tradizione cattolica famigliare alle spalle. Katia invece è una professionista con esperienze internazionale, nata e cresciuta con l’ortodossia russa. Per entrambi la ricerca e volontà di darsi delle risposte “più solari” alle grandi domande sull’esistenza, li ha portati prima ad avvicinarsi e poi ad abbracciare il movimento Hare Krishna di cui oggi sono membri effettivi, vivendo comunque da secolari nel mondo esterno. Appena un segno sulla fronte, e nessun abito distintivo per scelta. «Realtà come la nostra, ce ne sono a decine dentro il movimento –spiega Tiziano-, che negli ultimi anni ha subito un’evoluzione sia sul piano della comunicazione esterna che nell’osservanza, per stare al passo con i tempi. In pratica, ci siamo aperti al mondo». Per la russa Katia, «se siamo venuti fin qua, è perché l’Italia è molto più aperta della Svizzera sul piano delle relazioni umane, e nel Vicentino ci sentiamo a casa». «Jaya a tutti» ripetono i convitati quando ormai a notte fonda la festa finisce.

Antonio Gregolin

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