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Muore dopo il funerale del marito

L’ospedale di Noventa, dove hanno trascorso gli ultimi 40 giorni
L’ospedale di Noventa, dove hanno trascorso gli ultimi 40 giorni
L’ospedale di Noventa, dove hanno trascorso gli ultimi 40 giorni
L’ospedale di Noventa, dove hanno trascorso gli ultimi 40 giorni

Marialuisa Duso Matteo Guarda Avrebbero dovuto festeggiare domenica 64 anni di matrimonio. Ma Giovanni non è arrivato in tempo. Se n’è andato lunedì, a 93 anni, in quella stanza all’ospedale di Noventa che, per quaranta giorni, è stata la sua ultima dimora terrena, accanto alla sua Lina. Il loro amore però è stato così immenso che il destino aveva in serbo un ultimo “dono”: sabato, il giorno dopo il funerale del marito, anche Lina ha chiuso gli occhi per sempre e così ha potuto festeggiare nel cielo il suo anniversario speciale con Giovanni. Una storia da raccontare quella che vivrà oggi l’epilogo a Orgiano, con il funerale di Lina Marin, 88 anni, che sarà salutata dalla comunità alle 15, nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, nella frazione di Pilastro. Una storia come ce ne sono poche: fatta di amore, rispetto e una lunga vita insieme, rafforzata da una grande fede, tramandata ai figli, ai sei nipoti e al pronipote, che oggi aiuta a vedere oltre il dolore del distacco. «Quella dei miei genitori è stata davvero una vita straordinaria - racconta Maria Grazia Scalzotto, anche a nome dei fratelli Piergiorgio e Mariano -. Hanno vissuto sempre insieme. Il papà, agricoltore, si è dedicato alla terra con grande rispetto e la mamma, sempre al suo fianco, aveva un talento particolare nella cura dei fiori». Si sono conosciuti nel fiore degli anni e si sono supportati fino all’ultimo, quando il loro corpo ha cominciato a sfiorire, con quella complicità che non aveva nemmeno bisogno di parole, ma che si è trasformata in simbolo di tenerezza e dedizione. Anche la salute li ha supportati, fino a pochi mesi fa: «Il papà faceva fatica a muoversi, ma è sempre rimasto lucido - racconta Maria Grazia - la passione per la lettura del quotidiano, ma anche di libri di storia, l’ha sicuramente aiutato». A gennaio la situazione è precipitata e Giovanni è stato ricoverato, seguito il giorno dopo da Lina. Quelle due anime, “unite nella buona e nella cattiva sorte” hanno fatto tenerezza anche ai medici, che hanno permesso loro di ricevere le cure nella stessa stanza. Il resto, per quello che si poteva fare, è arrivato dall’amore dei figli, che li hanno seguiti giorno e notte: «Si capiva che ci tenevano - ricorda Maria Grazia - e non ci siamo risparmiati». Dopo tre settimane Giovanni e Lina sono stati felici di tornare a casa, ma dopo due giorni la mamma ha avuto bisogno di un altro ricovero e, durante la notte, anche Giovanni si è sentito male. Fino all’epilogo, una settimana fa. Nel frattempo, piano piano, Lina ha perso consapevolezza di ciò che accadeva attorno a lei e quando Giovanni ha chiuso gli occhi per sempre probabilmente non se n’è nemmeno accorta. «Papà - racconta Maria Grazia - diceva spesso alla mamma: “Lina, dobbiamo ringraziare il Signore, per i doni che ci ha fatto”. Io credo che il Signore abbia fatto loro anche il grande dono di non dover soffrire per la perdita dell’altro. Nemmeno la morte ha spezzato il loro legame. Ci hanno lasciato tanti ricordi in eredità: soprattutto i loro occhi che brillavano quando la famiglia si riuniva». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marialuisa Duso Matteo Guarda

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