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Morto in guerra
Dopo un secolo
trovata la tomba

La foto che si trova nel loculo di Camisano, sempre rimasto vuoto. M.M.
La foto che si trova nel loculo di Camisano, sempre rimasto vuoto. M.M.
La foto che si trova nel loculo di Camisano, sempre rimasto vuoto. M.M.
La foto che si trova nel loculo di Camisano, sempre rimasto vuoto. M.M.

Per oltre un secolo i suoi parenti hanno pregato di fronte alla sua fotografia, appesa sulla lastra di marmo del cimitero di Camisano. Il loculo, però, è sempre rimasto vuoto, perché nessuno di loro sapeva che fine avesse fatto il loro consanguineo.

Il tragico destino di Giuseppe Muraro, giovane camisanese classe 1899, è stato lo stesso di molti altri “ragazzi del ‘99” che, partiti per la Grande Guerra, non hanno più fatto ritorno a casa, finendo in molti casi dispersi e mai più ritrovati. Per Muraro, questo valeva fino a qualche giorno fa, prima che uno storico locale, dopo alcune minuziose ricerche, scoprisse il luogo di sepoltura del giovane.

Autore del lavoro certosino, fatto di telefonate, mail e viaggi in auto, Nereo Costa, 71enne storico di Camisano. «Dovevo scrivere un articolo sui ragazzi del ‘99 di Camisano, per la rivista locale “El Borgo” - spiega Costa -. Uno di questi era proprio Giuseppe Muraro, zio di mio cognato, di cui non si avevano notizie riguardanti la sua morte e la sua sepoltura».

Le ricerche di Costa sono partite dall’albo d’oro dei caduti della Prima Guerra Mondiale, consultabile in rete. «Il suo nome non c’era - continua lo storico -, ho quindi visionato l’archivio di Stato e sono riuscito a recuperare il suo foglio matricolare. Era l’unico documento che avevo a disposizione, perché non si trovava nemmeno l’atto di morte. Ho scoperto che Giuseppe è morto in un ospedale da campo allestito a Trento, ma non per le ferite riportate in battaglia, bensì per una broncopolmonite, nel dicembre del 1918. Purtroppo, era molto frequente che i soldati morissero anche di malattie. Non erano solo i colpi dei nemici ad uccidere. Spesso erano le condizioni di vita proibitive in trincea a provocare la morte dei militari».

Chiamato alle armi nel luglio del 1917, appena maggiorenne, Muraro entrò a far parte della Brigata “Acqui”, partecipando alla campagna di guerra del 1918. Il luogo della tumulazione, restava però un mistero. «Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, ho contattato il Sacrario militare di Trento e mi hanno confermato la presenza della celletta con i resti di Giuseppe».

Dopo oltre un secolo, dunque, gli otto nipoti del giovane camisanese, sei sorelle e due fratelli, hanno fatto visita alla tomba dello zio Giuseppe, di cui per anni non hanno saputo nulla. Un destino che ha accomunato parecchie famiglie in questi anni.

«Verso fine agosto siamo andati tutti insieme a Trento - conclude Costa -. È stata una giornata emozionante, io tengo molto al passato e sono contento di aver fatto questa ricerca».

Commossa anche Giancarla Muraro, suora e nipote del defunto. «Dopo cento anni il povero Giuseppe ha avuto la prima visita da parte di noi parenti - le sue parole -. Abbiamo recitato il rosario e depositato una corona d’alloro, ricordandolo anche con una messa commemorativa. Un momento toccante per ricordare quel giovane».

Marco Marini

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