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Grancona

Morte di Erika
L'investitore:
«Chiedo perdono»

Il punto dove è avvenuto l’incidente venerdì sera.  FOTO MASSIGNAN
Il punto dove è avvenuto l’incidente venerdì sera. FOTO MASSIGNAN
Il punto dove è avvenuto l’incidente venerdì sera.  FOTO MASSIGNAN
Il punto dove è avvenuto l’incidente venerdì sera. FOTO MASSIGNAN

I funerali di Erika Sagona saranno celebrati oggi alle 16 nella chiesa di San Pietro Apostolo di Grancona. La ragazza, residente in via Sette Martiri, è morta domenica pomeriggio all'ospedale “San Bortolo” di Vicenza dove era ricoverata da venerdì sera per le gravi ferite riportate in seguito all'investimento avvenuto a Spiazzo, lungo la strada provinciale, a pochi metri da piazzale del Donatore. Il trasporto d'urgenza con l'eliambulanza e un lungo e delicato intervento chirurgico per ridurre il trauma intracranico subito non sono stati sufficienti a salvarla. A travolgerla e a sbalzarla violentemente di sella dalla sua bicicletta è stato un autocarro che proveniva dalle sue spalle. Secondo le prime ricostruzioni, ancora al vaglio della polizia stradale, Erika era ferma tra il ciglio e lo spazio davanti il cancello d'ingresso dell'abitazione al civico 29 di via Spiazzo, dove è stato posto un mazzo di candidi fiori.

Alla guida del mezzo che l'ha colpita c'era Giorgio Canevarollo, 52 anni, residente anche lui a Grancona, che ora è in preda ai rimorsi. «Sono disperato per quanto è accaduto – confessa l'uomo, tra parole che vengono pronunciate in modo sommesso –. Voglio chiedere perdono alla famiglia di Erika, so che è difficile che accettino, ma devo farlo. Non dormo più, ho questa cosa sulla coscienza che non mi lascia. Ho chiesto al parroco se può intercedere per me presso i famigliari per poter parlargli, se e quando sarà possibile». E la memoria va ai momenti successivi al terribile incidente. «Ho cercato di fare tutto quello che potevo – racconta con gli occhi sbarrati -. L'ho tenuta in braccio, volevo portarla subito in ospedale, mi hanno detto di farmi da parte, di andare via. Ho cercato di parlare con i famigliari quando sono arrivati, ma non era quello il tempo. Spero in futuro mi possa essere data questa possibilità. Non riesco a dire altro in questo momento. Voglio solo chiedere perdono e che sia fatta piena luce su quello che è successo».

Lunedì sono stati acquisiti i filmati della telecamera mobile di videosorveglianza che era in funzione venerdì sera. Dall'esame sono attesi elementi per contribuire a ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente ed eventualmente integrare quanto già raccolto dalle testimonianze di chi era presente.

E sullo spazio davanti al cancello dove la povera Erika è stata soccorsa resta un mazzo di fiori. Qui abita la famiglia Gianesin. «Abbiamo sentito un forte colpo e poi urla. Abbiamo intuito subito – racconta Maria –. E' stato come rivivere la morte di nostro nipote Andrea, 16 anni anche lui, sei anni fa. E' successo poco distante da qua a Villa del Ferro. Era in bici come Erika, l'ha travolto un pulmino. Qui le strade sono strette». Erika frequentava l'istituto professionale di enogastronomia “Gelain” di Lonigo dove la notizia della sua morte ha lasciato il segno tra compagni e insegnanti nel giorno dell'esito degli scrutini. «Era una ragazza sorridente e curiosa - ricorda il prof. Massimo Morin – faceva un sacco di domande ed era tra le migliori della sua classe. Ci mancherà moltissimo».

Matteo Guarda

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