<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Morì in un lager, la salma è tornata a casa

Il gruppo dei Fanti durante la cerimonia di tumulazione della salma di Giuseppe Zanotto. BUSATO
Il gruppo dei Fanti durante la cerimonia di tumulazione della salma di Giuseppe Zanotto. BUSATO
Il gruppo dei Fanti durante la cerimonia di tumulazione della salma di Giuseppe Zanotto. BUSATO
Il gruppo dei Fanti durante la cerimonia di tumulazione della salma di Giuseppe Zanotto. BUSATO

Morì per malattia in prigionia a Ittenbach in Germania a 21 anni il fante pojanese Giuseppe Zanotto e fu sepolto nel cimitero militare d’onore di Amburgo, un luogo rimasto sconosciuto ai familiari fino a qualche anno fa quando la pronipote Silvia Zamperlin scoprì casualmente il nome tra i caduti della seconda guerra mondiale e il luogo della sepoltura pubblicati sul Giornale di Vicenza prodigandosi subito per il rimpatrio dei resti mortali.

Nato a Cagnano in località Sabbioni il 25 marzo 1924, nono di undici figli di Angelo e Teresa Dalla Mariga, Giuseppe Zanotto venne arruolato nel ’42 nel 17° reggimento fanteria divisione “Acqui” e catturato l’8 settembre ’43 dai tedeschi in un ospedale militare di Merano. Dopo l’arresto i nazisti lo deportarono nel campo di concentramento ad Ittenbach dove si arrese il 16 giugno 1945 alla polmonite e alla tbc.

«Mi sarebbe piaciuto portare un fiore sulla tomba del mio prozio e ho sempre atteso quel momento- ricorda Silvia Zamperlin-. La svolta arrivò alla presentazione di uno dei libri di Dino Pedrina, che ebbi modo di conoscere. Così venni a sapere, grazie al suo lavoro di ricercatore, che esisteva una pagina nell’archivio dell’esercito con i dati di mio prozio, la causa del decesso e il luogo della sepoltura. A quel punto il pensiero di riportarlo a casa fu immediato». Grazie al coinvolgimento dei fanti pojanesi e dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra di Vicenza il 9 gennaio 2016 venne inviata al Ministero della Difesa la richiesta di rimpatrio in Italia di Giuseppe Zanotto concretizzatosi nei giorni scorsi con arrivo della cassetta ossario da Milano all’atrio del Municipio pojanese trasformato per quattro giorni in una camera ardente. La toccante cerimonia dell’ultimo saluto ha riunito vari nipoti, primi cittadini dei quattro Comuni dell’Unione e di Campiglia col sindaco pojanese Paola Fortuna che ha evidenziato l’importanza di celebrare il valore dell’attaccamento alla Patria, le sezioni della zona 5 dei fanti, degli alpini di Pojana Maggiore e Cagnano e dei Combattenti e Reduci di Vicenza, forze dell’ordine e cittadini.

«Una manifestazione di affetto che sottolinea il valore della memoria, del ricordo e della speranza rendendo onore ai nostri Caduti senza una croce e un nome, morti per un ideale al cui centro c’erano l’uomo, la famiglia, la società», ha osservato Dino Pedrina, consigliere dei fanti orgianesi dopo il commosso ricordo del prozio fatto da Silvia Zamperlin. È quindi seguita la messa nella Chiesa di Cagnano con tumulazione nel locale cimitero di Giuseppe Zanotto vicino alla mamma che tanto soffrì per la perdita del suo figlio. «Mia bisnonna fu sempre convinta che Giuseppe morì per fame in quanto le uniche cartoline ricevute parlavano di orribili e scarse bucce di patata come unico pasto e per essere sicura di ritrovarlo in Paradiso si è fatta seppellire con quelle cartoline», ha detto commossa la pronipote.

Felice Busato

Suggerimenti