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L’antico ulivo migrato dalla Calabria

L’esemplare di Ogliarola del decimo secolo. FOTO GREGOLIN
L’esemplare di Ogliarola del decimo secolo. FOTO GREGOLIN
L’esemplare di Ogliarola del decimo secolo. FOTO GREGOLIN
L’esemplare di Ogliarola del decimo secolo. FOTO GREGOLIN

E’ il “migrante arboreo” più longevo dei Berici, tra gli ulivi più maestosi del Veneto. Più di mille anni di storia incarnata nel legno con un passato calabrese e un presente tutto vicentino, sui colli di Arcugnano in località Pianezze, affacciati sul Lago di Fimon. Se non fosse che la sua forzata “migrazione” è espressione di una nobile causa, a memoria di un defunto, lo sradicamento di questi mastodontici esemplari di ulivo dalla loro terra d’origine, conferma la tendenza di questo ultimo decennio che vede piante della Calabria e Puglia finire nei nostri giardini di pianura. Tanto da rendere necessaria una legge speciale per regolamentarne il commercio.

Intanto però, il migrante resiliente e alloctono che da cinque anni (era il 2012 quando venne piantato alle propaggini dell’uliveto di proprietà di Michele Vettore), domina la valle. è diventato il “re” incontrastato degli alberi Berici. Chiamato ”Renzo” in onore del papà di Michele Vettore, Lorenzo, scomparso qualche anno fa e grande estimatore di ulivi. Per abbracciarne il tronco occorrono ben quattro persone. Ai suoi piedi un cartello precisa nome, specie, età e memoria: «Ulivo Renzo. Ogliarola, olea europaea. X sec, Nel ricordo di Renzo Vettore che tanto amò questa terra».

Un amore per questo paesaggio che il figlio Michele ha voluto perpetuare con un “monumento verde”. Impossibile non notarlo appena oltre la recinzione posta lungo una strada che s’inerpica fino alla dorsale Berica.

«Ricordo ben ed dì che eo ghemo piantà –racconta il custode Giorgio Mattiello-, eravamo andati col sior Michele a sceglierlo in un vivaio di Castelfranco Veneto specializzato in piante secolari, con l’obiettivo di trovare l’ulivo di suo padre. L’ocio zè cascà su questo esemplare e fu un colpo di fulmine. Fu poi trasportato con un camion fino alla nuova dimora vicentina».

«Da allora lo curo, dandogli anche le vitamine, come fose un cristian!», rimarca l’agricoltore-giardiniere factotum che abita nella proprietà Vettore. Se lui ha l’abitazione che domina dall’alto l’ulivo millenario, poco più sotto c’è Maria Frison, 82 anni con il marito Felice di 89, che qui hanno le loro radici da una vita: «Un albero così non lo gavemo mai visto nei nostri colli, tanto che la gente che passa in macchina o bicicletta di qua si ferma a guardare e a farsi una foto, come se fosse un monumento». Giusto quindi trattarlo come una “star”, visto che questo ulivo è più vecchio del nostro Teatro Olimpico, della Torre di Pisa ed era già grande e grosso quando imperversava la Prima Guerra Mondiale e quando l’uomo sbarcò sulla luna. «Monumentale» come lo ricorda donna Maria, perché la forma scultorea non ha nulla da invidiare ad una colonna tortile. Peccato solo che per ambientarsi nella sua nuova terra Berica, l’ulivo abbia dovuto subire importanti potature ai rami principali. Ma nonostante questo, l’albero millenario si dimostra resiliente, come solo queste creature verdi sanno essere.

Antonio Gregolin

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