Prima i ladri, che gli hanno razziato tre betoniere, poi la burocrazia che gli impedisce di tornare in possesso di ciò che resta del bottino recuperato. Per l’imprenditore Adriano Calaon sembra essere la seconda la battaglia più difficile da affrontare. Quella che si combatte a carte bollate e raccomandate.
«Dopo l’enorme danno subito con tre betoniere rubate e poi ritrovate a pezzi due settimane dopo nel bresciano sono ancora in attesa di poter recuperare parte di quella meno danneggiata posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria in un’officina di Pizzighettone, a Cremona», dice Calaon, titolare della ditta Riviera Beton.
«Appena mi hanno avvisato che avevano ritrovato i pezzi dei miei camion mi sono subito attivato con tre diverse raccomandate inviate tra agosto e settembre alla Procura di Piacenza tramite i Carabinieri di Campiglia per rientrare in possesso del mezzo meno malandato, ma ancora non ho avuto una risposta. Una situazione davvero beffarda e assurda perché non riesco a rientrare in possesso di quello che è mio, che mi è stato rubato. E io ne ho bisogno per lavoro».
Il furto era avvenuto nella notte fra il 29 e 30 giugno. La banda entrò in azione poco dopo le una di notte forzando il cancello d’ingresso della ditta vicino alla Mediana campigliese, neutralizzando gli allarmi e andarsene con tre betoniere Mercedes (una delle quali dotata di un autopompa con un braccio di 32 metri) imboccando il vicino casello della Valdastico sud.
Il ritrovamento dei tre mezzi è avvenuto il 13 luglio quando la polizia stradale di Pizzighettone ha bloccato sull’autostrada Brescia-Piacenza un camion contenente vari pezzi di una betoniera. Gli agenti sono poi risaliti al capannone nel bresciano dove hanno trovato quattro rumeni e un italiano intenti a smontare vari pezzi delle altre due betoniere. Il quartetto è stato subito bloccato e tratto in arresto e poi è stato avvisato Calaon. Purtroppo, però, la gioia dell’imprenditore è durata poco. Oltre ad aver scoperto che i suoi camion erano stati smontati ha anche fatto i conti con la burocrazia non riuscendo a rientrare in possesso di ciò che è suo.