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Gli svaligiano casa Finisce a processo per le armi: assolto

Armi sequestrate dai carabinieri durante un’operazione. ARCHIVIO
Armi sequestrate dai carabinieri durante un’operazione. ARCHIVIO
Armi sequestrate dai carabinieri durante un’operazione. ARCHIVIO
Armi sequestrate dai carabinieri durante un’operazione. ARCHIVIO

Da vittima di un furto in casa a imputato. È la disavventura capitata ad un rappresentante orafo vicentino, che al termine del processo è riuscito a far valere le sue ragioni. Nonostante la richiesta di condanna avanzata dalla procura, infatti, il giudice Mantovani lo ha assolto perché il fatto non sussiste, accogliendo in toto le tesi della difesa, rappresentata dagli avv. Nicola Mele e Davide Dorantani. Alberto Zocca, 59 anni, residente a Montegalda in via Vo’ di Vanzo e titolare di un’attività di commercio all’ingrosso di preziosi nella zona di Grisignano, doveva rispondere della violazione della legge sulle armi del 1975. La norma impone fra l’altro a chi possiede regolarmente delle armi di custodirle in maniera opportuna. Ragion per cui accade non di rado che alcuni proprietari di pistole o fucili, che subiscono dei furti, e che si vedono portar via fra l’altro le armi, siano denunciati da carabinieri e polizia appunto per l’omessa custodia. È quanto accaduto a Zocca. La sera del 7 novembre di tre anni fa i soliti ignoti avevano fatto irruzione nella sua proprietà, approfittando dell’assenza dei proprietari. E dopo aver agito con circospezione, avevano avuto il tempo di rovistare in giro per casa, trovando la cassaforte e riuscendo a forzarla, per portare via quanto di valore conteneva. Si trattò di un brutto colpo per Zocca, che al rientro a casa trovò l’amara sorpresa. Visto il passaggio dei ladri, contattò immediatamente il 112 facendo intervenire una pattuglia dei carabinieri. Questi ultimi effettuarono un minuzioso sopralluogo a caccia di impronte e indizi utili per identificare i malfattori; oggi, a distanza di anni, non sono stati identificati perché agirono con estrema attenzione. Durante il controllo in via Vo’ di Vanzo, però, i militari si accorsero anche che in casa erano rimaste tre armi, che Zocca deteneva per sicurezza personale, visto il tipo di lavoro che svolge. Una pistola era stata trovata all’interno di una cassapanca; una carabina sopra una libreria, e un fucile semiautomatico in una cabina armadio, chiusa. Il proprietario era stato denunciato in procura, e il pubblico ministero Pipeschi aveva chiesto e ottenuto che il giudice firmasse un decreto penale di condanna a carico dell’imputato: 400 euro di sanzione. Zocca non l’aveva per nulla digerita. Non tanto per i 400 euro, quanto per il principio; e si era opposto, preferendo farsi processare per dimostrare la sua innocenza. E in aula, dopo un paio di udienze, ci è riuscito: la difesa ha sostenuto che se Zocca avesse nascosto le armi in cassaforte gli sarebbero state rubate; invece, dove le aveva lasciate lui, in luoghi comunque non visibili e ad ogni modo al riparo, erano rimaste dov’erano. E il giudice lo ha assolto. • D.N. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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