Avrebbe potuto avere le scarpe di papa Francesco. Invece ha detto di no. Non rientravano nell’idea che sta sotto il progetto “Camminamente”, la mostra che, dopo aver girato il Vicentino, è stata allestita per tre mesi e mezzo ad Assisi, raccogliendo almeno mezzo milione di visitatori. «C’era la possibilità di avere un paio di calzature del Papa, ma ho declinato. Non è stata una decisione facile, tuttavia non era mai stata mia intenzione dare vita a una collezione di scarpe - spiega Antonio Gregolin, l’artista vicentino che ha ideato l’iniziativa - e men che meno una raccolta feticistica. Non mi interessa che le persone si accostino alla mostra solo per vedere se ci sono le scarpe di questo o di quell’altro. Il mio scopo è far riflettere sull’atto del camminare, che ci unisce così profondamente alla terra, e sul tramite di questo collegamento che sono le scarpe. Il camminare di chi lo fa per scelta, per sfida, per fede. E il camminare di chi lo fa per forza, per costrizione».
Ci sono quindi le calzature dei grandi camminatori, dei pellegrini sui luoghi sacri alla cristianità, e le povere scarpe degli alpini caduti al fronte e ritrovate dopo decenni nei ghiacciai. Quelle degli esuli giuliano-dalmati, degli abitanti di Sarajevo assediata, quelle abbandonate dai profughi a Lampedusa. «Credo che il messaggio sia stato colto» continua Gregolin, tracciando un bilancio della mostra che avrebbe dovuto chiudersi il 17 settembre, dopo essere stata aperta in giugno, e che invece è stata prorogata fino al 4 ottobre - memoria di San Francesco - su richiesta degli stessi frati del Sacro Convento.
«Ho raccolto otto libri di firme, tantissimi hanno lasciato una frase, spesso in lingua straniera. Sto pensando di farne una selezione e di pubblicare in un libretto le più significative».
Come quella di una siciliana che proprio il 4 ottobre, in visita al complesso basilicale di Assisi dopo un pellegrinaggio di mille chilometri, aveva visto la mostra - collocata nel chiostro di Sisto V che collega la Basilica inferiore a quella superiore - ma non era riuscita a lasciare la dedica. «Il giorno dopo, alle 5 e mezza di mattina, era davanti ai cancelli perché voleva a tutti i costi lasciar scritto qualcosa. Non potevamo non accontentarla: ha scritto “I piedi e i denti sono come la tastiera di un pianoforte, mandano impulsi al cervello per far muovere il corpo”».
Gregolin è perfettamente consapevole che il mezzo milione di visitatori era lì per San Francesco, «ma sono rimasto sorpreso dall’attenzione con cui si interessavano, leggevano le storie che stanno dietro a ogni paio di scarpe. Ho avuto elogi da grandi personalità, come il cardinale Gianfranco Ravasi, o lo storico Franco Cardini che mi ha detto, scherzando, “finalmente una mostra che non è stata fatta con i piedi”. Ma sono commosso dalle dediche lasciate dalle persone semplici».
La prossima tappa di “Camminamente” sarà, con tutta probabilità, la basilica di Sant’Antonio a Padova, altro luogo altamente simbolico, visto anche che Antonio da Lisbona conobbe e frequentò Francesco d’Assisi. «Assisi resta un punto di partenza e un punto d’arrivo, per molti motivi. È stata un’esperienza straordinaria, ringrazio i frati del Sacro Convento. Ma ora è tempo di pensare alla prossima fermata».