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«Caprioli, migliaia di spari inutili»

Un capriolo tra le colline dei Berici. Al via il piano di abbattimento
Un capriolo tra le colline dei Berici. Al via il piano di abbattimento
Un capriolo tra le colline dei Berici. Al via il piano di abbattimento
Un capriolo tra le colline dei Berici. Al via il piano di abbattimento

Ha suscitato la reazione delle associazioni animaliste il piano di caccia di selezione della Provincia per l’abbattimento di 217 sui circa 800 caprioli del comprensorio dei Colli Berici da qui alla primavera prossima allo scopo di prevenzione della sicurezza stradale per gli attraversamenti improvvisi e dei danni provocati all’agricoltura.

Renzo Rizzi, portavoce del Coordinamento protezionista veneto, che raggruppa le principali associazioni a livello regionale sulle tematiche della caccia, tra cui Wwf, Lipu, Enpa, Lac, spara a zero sui 150 cacciatori interessati al prelievo venatorio. «Con l’incremento delle doppiette sui Berici, oltre a quelle che già ci sono, avremo migliaia di colpi di fucile sparati a chilometri di distanza in un’area percorsa da decine di strade e sentieri che sarà impossibile non vengano attraversati dalle pallottole, e questo è chiaro a tutti quanto possa essere più pericoloso di qualche capriolo in più. Per evitare che ci scappi il morto occorre l’immediato intervento del Prefetto», auspica Rizzi, che pensa ad un metodo alternativo per limitare l’aumento di popolazione di caprioli. «La soluzione non è mandare i cacciatori ma interventi di sterilizzazione, che è senza pericoli ed è la più civile. Basterebbe praticarla a poche decine di esemplari all’anno per arrivare a risolvere il problema in breve, e invece si adottano sistemi che tirano l’acqua al mulino dei cacciatori cui fa comodo la crescita del numero dei caprioli e per questo devono contribuire ai costi», accusa.

Agli animalisti rispondono i cacciatori. «Spetta a Provincia e Regione decidere se servono le sterilizzazioni, ma in caso non sono certo le associazioni di cacciatori a doversene fare carico – afferma Marco Penzo, referente di Italcaccia Vicenza -. La nostra, oltre che una passione, è anche un servizio di pubblica utilità che contribuisce a mantenere la specie equilibrata. E non è vero che la nostra presenza crea rischi perché i cacciatori di selezione hanno ricevuto una speciale abilitazione dopo almeno un corso di specializzazione e sono loro stessi selezionati. Gli stessi metodi di caccia prevedono una serie di precauzioni per evitare ogni tipo di inconvenienti e il cacciatore ha al suo fianco un accompagnatore esperto che autorizza lo sparo.

Quanto alla proliferazione dei caprioli, è la natura che li ha fatti adattare e sviluppare sui Berici». «La caccia al capriolo è sicura, prova ne è che finora non si sono mai avuti incidenti, mentre i danni provocati dai caprioli sono ingenti – precisa il presidente provinciale dei cacciatori Confavi, Umberto Venturini -. L’abbattimento è stato autorizzato dagli enti competenti quando tutte le altre azioni sono state giudicati insufficienti, quindi il metodo della sterilizzazione non è detto che sia altrettanto efficace. Però chi decide di adottarla se ne deve assumere gli oneri. La doppietta costa zero alla collettività e con la licenza di caccia il cacciatore ha già versato».

Matteo Guarda

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