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CLIMA E CRESCITA ECONOMIA DA NOBEL

Paul Romer economista della  Standford UniversityWilliam D. Nordhaus, professore  Yale University
Paul Romer economista della Standford UniversityWilliam D. Nordhaus, professore Yale University
Paul Romer economista della  Standford UniversityWilliam D. Nordhaus, professore  Yale University
Paul Romer economista della Standford UniversityWilliam D. Nordhaus, professore Yale University

Alfonso Abagnale ROMA Il Premio Nobel per l’economia va agli studiosi dei cambiamenti climatici e dell’innovazione. L’accademia reale svedese delle Scienze ha infatti assegnato il prestigioso riconoscimento per il 2018 agli economisti statunitensi William Nordhaus e Paul Romer. Al primo per gli studi sull’effetto del cambiamento climatico sull’economia; al secondo per gli studi sulla crescita endogena e le ricerche sulle politiche che incoraggiano l’innovazione e la crescita. «William Nordhaus e Paul Romer hanno disegnato metodi per indirizzare alcune delle nostre domande sul come ricreare e tenere in piedi una crescita economica sostenibile», ha sottolineato il comitato, spiegando che si tratta di nuovi modelli «che hanno allargato lo spettro delle possibilità dell’analisi economica mettendo in opera soluzioni che spiegano come l’economia di mercato interagisca con la natura e la scienza». Nordhaus, nato ad Albuquerque nel 1941 ed insegnante all’Università di Yale dagli anni Settanta, si è dedicato ai temi del cambiamento climatico ed è stato il primo a creare un modello integrato per valutare gli impatti del clima sull’economia. Questo modello, che mette insieme diverse discipline come chimica, fisica ed economia, è diventato uno dei più utilizzati per simulare come varia l’andamento globale al variare del clima. E il sistema Nordhaus è stato utile per prevedere gli effetti delle politiche economiche per ridurre il consumo di combustibili fossili, come ad esempio la carbon tax. Romer, nato nel 1955 a Denver, è stato capo economista e vice presidente della Banca Mondiale fino allo scorso giugno. «Egli ha sostanzialmente cambiato alcuni meccanismi del modo con cui pensiamo alla crescita economica», ha detto Alfonso Gambardella, professore di Economia e Gestione delle Imprese alla Bocconi. «In particolare, lui è quello che ha dimostrato che l’investimento in ricerca e sviluppo è il motore fondamentale della crescita economica. Prima di lui l’idea era che il grande motore fondamentale della crescita era l’accumulazione del capitale fisico», ha aggiunto Gambardella. I lavori di Romer in questo campo si concentrano tra la metà degli anni Ottanta e primi anni Novanta. «Fa vedere come effettivamente prima di lui si pensasse che l’innovazione tecnologica fosse una variabile esogena al sistema economico perché legata esclusivamente alle scoperte scientifiche», ha osservato il professore della Bocconi. «Il suo modello fa vedere in realtà che l’innovazione tecnologica è il risultato di investimenti fatti dalle imprese, perciò endogeni, cioè dentro il sistema economico» e che «non è semplicemente la scoperta scientifica che avviene a caso e scatena la crescita, ma sono le imprese che per cercare l’innovazione tecnologica fanno investimenti che si rivelano fruttuosi». Secondo Gambardella il Nobel a Romer è un premio che «conferma una cosa importantissima» e cioè che «in Paesi come il nostro, non investire in ricerca e sviluppo e nell’innovazione è un grosso limite per la crescita». Nordhaus e Romer si divideranno un premio da 9 milioni di corone, circa 860mila euro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alfonso Abagnale

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