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Italia

Allarme in Europa per epatite di origine sconosciuta che colpisce i bambini. Un caso grave anche in Italia

L'ospedale Bambino Gesù di Roma
L'ospedale Bambino Gesù di Roma
L'ospedale Bambino Gesù di Roma
L'ospedale Bambino Gesù di Roma

Un caso di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta, una patologia molto aggressiva che colpisce i bambini sotto i dieci anni, e per la quale si sono verificati diversi casi in Europa, si sarebbe verificata nelle scorse ore a Prato. A confermare la circostanza, dopo che il sito Notizie di Prato aveva diffuso la notizia, è l’Asl Toscana Centro. Il paziente è stato portato in ospedale nel pomeriggio di giovedì, ed è ora ricoverato all’ospedale Bambino Gesù di Roma. 

Il bambino, che ha tre anni, è stato ritenuto «candidabile al trapianto di fegato» vista la gravità della forma acuta che lo ha colpito. L’ospedale sta rieseguendo tutte le analisi, già realizzate nei ricoveri precedenti in Toscana, per cercare di comprendere la natura dell’infezione che rimane ancora sconosciuta. Il piccolo è ricoverato in rianimazione. Alcuni casi di epatiti acute di origine non conosciuta vengono ogni anno registrati nella misura di poche unità. La verifica ora è per capire quanto questi episodi siano ora frequenti e se possano essere riconducibili a quanto sta accadendo nel resto d’Europa.

Si allarga infatti, in Europa, l’allarme per le epatiti acute di origine sconosciuta, che colpiscono bambini sotto i 10 anni, in alcuni casi con forme talmente gravi da provocare un’insufficienza d’organo. Dopo quelli in Scozia, Inghilterra e Spagna, nuovi casi sono stati segnalati in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e negli Usa. Ad aggiornare è il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), che ribadisce l’appello a «segnalare e condividere informazioni». 
L’aumento dei casi di infiammazione acuta e grave del fegato di origine sconosciuta tra bambini sani è stata segnalata per la prima volta il 5 aprile in Scozia. L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, il 12 aprile, ha poi riferito che, oltre a quelli, c’erano ulteriori casi oggetto di indagine in Inghilterra, che portavano a oltre 60 i casi attenzionati oltremanica. La maggior parte riguardava bambini tra 2 e 5 anni e alcuni avevano avuto bisogno di un trapianto di fegato, evento rarissimo in questa fascia di età. Il giorno dopo, 3 casi sono stati segnalati in Spagna. Le ultime segnalazioni arrivano da Danimarca, Paesi Bassi e Irlanda, mentre nel Regno Unito i casi sono saliti a 74 (49 in Inghilterra, 13 in Scozia, 12 in Galles).

«Immagino nel prossimo futuro emergeranno altri casi di epatiti acute nei bimbi. A causarle potrebbe essere un virus che finora non abbiamo inquadrato. Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale. Mentre sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino». Lo spiega all’ANSA Massimo Galli, infettivologo e già presidente della Simit (società italiana di malattie infettive e tropicali) commentando i casi di epatiti segnalati in Europa e anche in Italia in bambini.
«Epatiti acute e gravi sono un fatto nuovo e inusitato in questa fascia di età, bisognerà capire il motivo e capire se realmente sono collegati fra di loro». L’impressione è che si possa trattare di qualcosa legata un nuovo virus. «Per diversi anni - spiega il professor Galli - quando avevamo solo possibilità di identificare epatiti A e B, il resto lo chiamavamo Non A e Non B, ora conosciamo bene il virus E, C e D. Non si può escludere, ma è davvero molto improbabile, invece, che sia implicato il nuovo coronavirus: in alcuni bambini è stato rilevato ma in molti altri non sono risultati esserci evidenze di positività attuale al Sars-Cov 2 e non è emersa una conferma sierologica dell’infezione avvenuta in precedenza. Molto improbabile anche che sia un effetto collaterale da vaccino anti Covid, perché molti dei colpiti sono sotto i 5 anni, e in questa fascia di età non sono vaccinati per definizione».
La forma sembra comunque virale. «È poco probabile che siano epatiti tossiche, perché queste sono in genere iperacute e la correlazione con cibo ingerito o con farmaco assunto è più facile da individuare». I sintomi di un’epatite acuta da monitorare, conclude l’esperto, «sono insorgenza di nausea e vomito, urine scure, sclere gialle e febbre, ma non bisogna dichiarare allarme al primo malessere, anche perché sono comunque forme molto rare».

 

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