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Legittima difesa

Avvocato pagato
dalla Regione
No del Governo

Graziano Stacchio, il benzinaio che uccise un rapinatore, e il governatore Zaia
Graziano Stacchio, il benzinaio che uccise un rapinatore, e il governatore Zaia
Graziano Stacchio, il benzinaio che uccise un rapinatore, e il governatore Zaia
Graziano Stacchio, il benzinaio che uccise un rapinatore, e il governatore Zaia

Tu impugni la finanziaria a me, io impugno la finanziaria a te. Si è aperto ieri sera un altro scontro tra il Governo e la Regione: il Consiglio dei ministri ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale su due norme specifiche della Finanziaria veneta legate al tema che ha acceso il dibattito parlamentare di questi giorni: la legittima difesa. Come noto, la maggioranza di centrodestra in Regione ha deciso di istituire un “fondo regionale per il patrocinio legale gratuito a sostegno dei cittadini veneti colpiti dalla criminalità”, quando ad esempio vengono accusati di eccesso di legittima difesa per aver colpito un ladro in casa o un criminale che li ha aggrediti. E poi un “fondo regionale per il patrocinio legale e il sostegno alle spese mediche delle polizie locali e delle forze dell’ordine”, quando restano feriti o vengono accusati per quanto hanno fatto reagendo a un crimine.

LA CRITICA DI ROMA: «DISEGUAGLIANZA». Attenzione: il Governo non boccia l’idea di creare il fondo per chi si è difeso dai criminali. Nelle motivazioni della decisione spiega che è comprensibile voler pagare l’avvocato a una persona che è sì accusata, ma per aver reagito a un altro crimine mentre ne era vittima. Quello che non va è che il patrocinio viene concesso solo a chi risiede in Veneto da almeno 15 anni: viene violato il principio di uguaglianza della Costituzione perché si introduce un “irragionevole trattamento diversificato” tra residenti della regione. Non solo: per il Governo è una norma che bene o male entra nella sfera della legislazione su ordine pubblico e sicurezza, che è di sola competenza dello Stato. È una valutazione che scatta anche sul fondo per le forze dell’ordine: lo Stato contesta che la Regione invade le competenze «sia in materia di ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato, sia in materia di ordinamento civile e penale». Ad esempio perché si crea disparità tra chi opera tra le forze dell’ordine in Veneto e in altre regioni, e si interviene su materie di contrattazione collettiva.

LA RISPOSTA: «SARÀ BATTAGLIA LEGALE». «Sia chiaro fin d’ora che la Giunta regionale ed io personalmente - è la replica immediata del governatore Luca Zaia, che schiera l’avvocatura regionale - difenderemo fino in fondo il principio di civiltà secondo il quale il cittadino colpito dalla criminalità va difeso ed aiutato ad avere giustizia. Lo stesso vale per la difesa del diritto delle nostre polizie municipali e delle nostre forze dell’ordine ad avere quelle tutele che lo Stato non sa o peggio non vuole garantire loro». Quei due fondi «sono punti cardine del programma - aggiunge Zaia - incardinati in una legge votata e approvata dal Consiglio regionale». «Ma stanno scherzando?» sbotta anche Nicola Finco, capogruppo della Lega e tra i promotori della norma. «Che si vergognino: siamo di fronte a un’amministrazione pubblica che mette in atto un’iniziativa per la tutela dei cittadini, e loro la bloccano? Allora perché non interviene lo Stato a creare questo fondo? Invece non hanno neppure il coraggio di approvare la norma nazionale sulla legittima difesa. Non fanno nulla per tutelare i cittadini vittime del crimine. Ci dicano verso quale Paese stiamo andando: vuol dire che è più conveniente diventare tutti criminali? Abbiamo provato a dare una mano anche alle forze dell’ordine, spesso non tutelate, ma evidentemente lo Stato ha più a cuore i criminali che non la tutela delle persone e del territorio».

Piero Erle

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