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Da sola fornisce il 60 per cento dei posti letto disponibili a Roma per le donne vittime di violenza, ha fatto risparmiare al comune milioni di euro in servizi di supporto e ascolto e ad oggi ospita 14 donne e 6 bambini.Nonostante questo, da un anno il destino di Lucha Y Siesta è in bilico e negli ultimi giorni la tensione è tornata a crescere quando Atac ha chiesto lo sgombero dei locali. L'immobile infatti rientra nel concordato preventivo dell'azienda di trasporti romani che ora intende venderlo per risanare il bilancio. Ma le attiviste non ci stanno: il 20 febbraio è stata indetta un'assemblea presso i locali della Casa per creare un 'patto di mutua resistenza dal basso".Secondo i dati raccolti, l'attività della casa avrebbe fatto risparmiare al comune  più di 3,5 milioni di euro grazie al lavoro dei volontari. "Sono anni - spiega Sara, volontaria della Casa - che proviamo a normalizzare la situazione dello stabile, ma nessuna giunta in 11 anni ci ha ascoltate. Ora si rischia che questa realtà, che ha dato rifugio a migliaia di donne e che è riuscita a creare una rete e un luogo di incontro e cultura, sia smantellata".  di Chiara Nardinocchi

Roma, "Salvate Lucha Y Siesta": l'Atac ha chiesto lo sgombero e la casa delle donne si mobilita

Da sola fornisce il 60 per cento dei posti letto disponibili a Roma per le donne vittime di violenza, ha fatto risparmiare al comune milioni di euro in servizi di supporto e ascolto e ad oggi ospita 14 donne e 6 bambini.Nonostante questo, da un anno il destino di Lucha Y Siesta è in bilico e negli ultimi giorni la tensione è tornata a crescere quando Atac ha chiesto lo sgombero dei locali. L'immobile infatti rientra nel concordato preventivo dell'azienda di trasporti romani che ora intende venderlo per risanare il bilancio. Ma le attiviste non ci stanno: il 20 febbraio è stata indetta un'assemblea presso i locali della Casa per creare un 'patto di mutua resistenza dal basso".Secondo i dati raccolti, l'attività della casa avrebbe fatto risparmiare al comune più di 3,5 milioni di euro grazie al lavoro dei volontari. "Sono anni - spiega Sara, volontaria della Casa - che proviamo a normalizzare la situazione dello stabile, ma nessuna giunta in 11 anni ci ha ascoltate. Ora si rischia che questa realtà, che ha dato rifugio a migliaia di donne e che è riuscita a creare una rete e un luogo di incontro e cultura, sia smantellata". di Chiara Nardinocchi

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