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Parla Cracco

«Il mio funerale
a MasterChef
di cattivo gusto»

Lo chef vicentino parla della trasmissione e dei suoi progetti lontano dalla tv
La messa in scena del funerale di Cracco a MasterChef
La messa in scena del funerale di Cracco a MasterChef
La messa in scena del funerale di Cracco a MasterChef
La messa in scena del funerale di Cracco a MasterChef

MILANO. «Guardo ancora "Masterchef", Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo sono i miei fratelli, i miei "figli". Non potrei mai parlare male di loro». Così Carlo Cracco in un'intervista sul numero di Spy in edicola domani.

 

Lo chef vicentino parla dei suoi progetti lontano dalla tv (sta per aprire un ristorante da favola a Milano in Galleria) ma parla anche del programma che lo ha fatto conoscere al grande pubblico, e si toglie un sassolino dalla scarpa: «Nella prima puntata hanno inscenato il mio funerale, non ne sapevo nulla. Ero a casa, stavamo cenando e non guardavo la tv. A un certo punto hanno cominciato a chiamarmi al telefono... Volevano sapere se ero morto davvero. L’ho trovato un po' kitsch, di cattivo gusto. Anche perché non si è mai fatta una cosa del genere in televisione. Al Festival di Sanremo non ho mai visto fare il funerale al conduttore precedente. Però è anche vero che la televisione per fare audience è disposta a tutto: a vendere la mamma, la nonna, la suocera, la nuora e a vendere la pelle dell’orso ancora prima di averla cacciata. E quindi anche a fare il funerale a Cracco».

 

Non solo Masterchef, però. Cracco nell'intervista parla anche (ovviamente) di cucina. «Il mio obiettivo è sempre quello di diffondere la cultura del cibo. Ora sono impegnato verso una nuova frontiera, quella del mangiare bene per stare bene. Adesso va di moda il deliveroo (consegne a domicilio, ndr). Vedo tantissimi ragazzi in giro per le città in bicicletta a consegnare cibo nelle case lavorando in certe condizioni e sottopagati... però la gente è convinta che sia una figata. Ma perché farsi portare una pizza che da quando esce dal forno a quando arriva a casa è fredda e non è più buona? Quel servizio non è cultura del cibo, è un concetto sbagliato che abbassa la qualità. È la classica via di mezzo... piuttosto esci e vai al ristorante, oppure stai a casa e te lo prepari tu».

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